Notizie Radicali
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  domenica 28 agosto 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Aung San Suu Kyi. Tra Fassino, auspici, indifferenze e silenzi, i processi grotteschi e le sostanziali complicità

di Valter Vecellio

E’ necessaria “…una effettiva determinazione nei paesi asiatici, con i quali, non a caso, come Unione Europea abbiamo sviluppato e intendiamo continuare a sviluppare una crescente cooperazione proprio nella direzione di un più incisivo impegno comune per aprire una fase nuova in Birmania…”. Così Piero Fassino, inviato speciale dell’Unione Europea per Birmania/Myanmar, a proposito della vicenda che vede il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi imputata in queste ore in un processo grottesco e assurdo.

 

Alzi la mano chi ha capito che cosa Fassino intende proporre, intende fare, ha fatto e farà. Fassino racconta che “fin dall’ottobre 2007 l’ONU ha assunto il Myanmar come una priorità – il segretario generale Ban Ki-moon se ne occupa in prima persona; e il suo rappresentante speciale Gambari ha compiuto quattro visite in un anno e mezzo; una cabina di regia, il Group of Friends, è stato costituito con la partecipazione di Stati Uniti, Russia, Unione Europea, Cina e i principali paesi asiatici; il Consiglio di sicurezza è costantemente investito della crisi…”. Bene, benissimo. Peccato che, come lo stesso Fassino è costretto ad ammettere, “tutto ciò non è ancora riuscito a sbloccare quella crisi…”. Forse perché le persone sbagliate si stanno occupando in modo pessimo di questioni importanti?

 

Ciclicamente, è vero, si denuncia l’odioso trattamento riservato ad Aung San Suu Kyi e leader ideale del partito che ha tentato per lungo tempo di riportare la democrazia e i diritti civili nel paese: una donna tenace e coraggiosa che patisce, a causa delle sue idee, profonde umiliazioni e che tuttavia non si arrende e non si rassegna.

 

Occorre, sostiene Fassino, “che vi sia una effettiva determinazione nei paesi asiatici, con i quali, non a caso, come Unione Europea abbiamo sviluppato e intendiamo continuare a sviluppare una crescente cooperazione…”. E la determinazione, effettiva, dell’Unione Europea? E la determinazione, effettiva, di Fassino? Di questo si vorrebbe sapere, conoscere.

 

Con una quantità di parole fumose si cerca di coprire il nulla: il sostanziale vuoto di iniziativa, l’incapacità di elaborare una concreta azione per la difesa dei diritti umani, così brutalmente calpestati in Birmania, e di cui Aung San Suu Kyi è emblema. La “prudenza” dell’India, della Cina e di altri paesi asiatici, sostiene Fassino, si spiega con i rilevanti interessi di quei paesi con il Myanmar. Ma il problema non è la “prudenza” dei paesi asiatici; è piuttosto l’indifferenza e la sostanziale complicità dell’Occidente, dell’Unione Europea. E per quanto riguarda Fassino: al di là degli auspici e delle dichiarate buone intenzioni, è troppo chiedergli che spieghi in che cosa – concretamente – consiste il suo lavoro di inviato speciale?

 

Con Aung San Suu Kyi c’è tutto un popolo che subisce la stessa violenza e la stessa cieca arroganza del potere; e questo tra la colpevole indifferenza della classe politica, dei grandi mezzi di comunicazione e di conseguenza dell’opinione pubblica. Ieri a manifestare davanti all’ambasciata birmana a Roma solo un pugno di radicali. Significa qualcosa? Â